venerdì 18 gennaio 2013

Quella cosa strana chiamata felicità.

La vita è così strana, a volte neanche ci rendiamo conto di quanto sia meravigliosa, spesso, fin troppo spesso, spendiamo la maggior parte del nostro tempo lamentandoci di quanto sia noiosa, di quanto saremmo felici se fossimo più ricchi, se vivessimo in un'altra epoca, se fossimo nati in un'altro paese o se fossimo qualcun'altro anche solo per un giorno. Ma la verità è che chiunque può possedere almeno una briciola di felicità, non c'è nulla di più semplice che essere felici, il problema è che è talmente semplice che la maggior parte della gente si rifiuta di esserlo, sembra quasi che ognuno di noi sia talmente masochista da rifiutarsi di aprire alla felicità che ogni giorno bussa alla nostra porta, io per prima fin troppo spesso decido di lamentarmi della mia vita, di desiderare di essere diversa, di desiderare di essere ovunque tranne che nel luogo in cui mi trovo in quel momento, spesso rimpiango momenti passati, ma poi mi rendo conto che nel momento in cui stavo vivendo quegli attimi di felicità rimpiangevo altri momenti vissuti in precedenza, quasi come un circolo vizioso a causa del quale non riesco mai a rendermi conto di quanto sia felice in quell'istante. Tutto questo mi fa pensare a quando, questo pomeriggio, stavo sfogliando i vecchi annuari del liceo dei miei genitori ospitanti e osservando ogni immagine di ogni studente, osservando i loro sorrisi, mi sono resa conto di quanto ognuno di loro, quasi quarant'anni dopo, rimpianga quei giorni di gioventù, quanto rimpianga ogni problema adolescenziale, ogni farfalla nello stomaco prima di vedere quel ragazzo o quella ragazza della classe accanto, ogni piccola lite con un amico che all'epoca sembrava la fine del mondo, ma di cui tempo dopo non vi era più nemmeno il ricordo e pensando questo mi chiedo come sia possibile dimenticare così tanto nel corso della nostra vita, come possiamo dimenticare quel bellissimo giorno d'estate in cui, passeggiando in un parco mangiando quel magnifico gelato e guardandoci intorno ci siamo resi conto che era un momento perfetto, che tutti intorno a noi erano felici e il tempo sembrava fermarsi di punto in bianco, ma poi un qualcosa interrompeva la perfezione di quell'istante, come un soffio di vento, o il pianto di un bambino, e allora ci siamo resi conto che i momenti perfetti non esistono se non nella nostra mente e che tutto ha una fine. Ecco, questa è la felicità per me, perchè sono sicura che chiunque, anche la persona che crede di essere la più infelice della Terra, abbia vissuto un momento del genere, perfetto nella sua semplicità.
Io credo che la felicità non derivi dall'avere tutto ciò che si desidera, questo potrebbe essere forse chiamato appagamento, ma sono più che sicura che nessuno, analizzando i propri sentimenti, lo confonderebbe con la felicità. Per questo sono convinta che chiunque possa essere felice, perchè la felicità consiste piuttosto nel dare che nel possedere, consiste nel dare un sorriso a chi ne ha bisogno, consiste nel trasmettere la propria fiducia nella vita a chi ha perso la propria per una qualsiasi ragione, consiste nell'aprire il proprio cuore anche dopo mille delusioni, ma soprattutto consiste nel realizzare quanto ciascuna di queste cose sia tremendamente importante.
Credo che inoltre che nessuno possa essere felice nel comparare la propria vita con quella di qualcun'altro o nel riferirsi continuamente ad assurdi parametri, e lo dice una persona che fin troppo spesso desidera tutto quello che non può avere.
Ma perchè, anche solo per un giorno, non possiamo smettere di preoccuparci di quanto la nostra vita possa essere imperfetta e goderci ogni istante come se fosse l'ultimo?
Forse ciascuno di noi dovrebbe stabilire anche un solo  giorno dell'anno durante il quale fare un qualcosa di diverso, un qualcosa di terribilmente semplice che le convenzioni ci impediscono di fare, come fermare qualcuno alla fermata dell'autobus ed invitarlo a prendere un caffè per fare una chiacchierata, perchè chissà, magari vale davvero la pena di conoscere quel qualcuno, magari condividere la nostra vita con un perfetto sconosciuto ci farebbe realizzare qualcosa riguardo noi stessi che neppure immaginavamo, oppure potrebbe semplicemente regalarci un inaspettato sorriso.
E allora cosa aspettiamo per fare tutto quello che abbiamo sempre desiderato fare ma che milioni di improbabili scuse ci impediscono? Cosa aspettiamo per smetterla di corrugare la fronte per le mille preoccupazioni e cominciare a sorridere alla vita? Cosa aspettiamo per cominciare ad essere felici?
Scommetto che nessuno sia in grado di rispondere a questa domanda e sapete perchè? Perchè nulla ci ha impedito, ci impedisce e ci impedirà mai di essere felici. Davvero semplice, non trovate?

sabato 12 gennaio 2013

Primo post.

Primo post sul mio primo blog della mia vita. Devo ammettere che sono abbastanza emozionata, per quanto questo possa sembrare infantile, ma le uniche persone ad aver mai letto qualcosa scritto da me sono state la mia migliore amica e le professoresse di lettere (quest'ultima non per mia scelta), quindi passerò probabilmente la prossima mezz'ora a leggere e rileggere questo post prima di pubblicarlo, ma gli inizi mi rendono sempre nervosa, fosse per me inizierei ogni cosa dalla sua metà, così sarebbe tutto più semplice.
In questo momento sto scrivendo dal mio minuscolo laptop nella mia piccola camera texana. Ormai sono qui in Texas da cinque mesi e per quanto la mia vita qui non sia la  più eccitante che si possa immaginare mi sento la persona più felice e fortunata del mondo quando mi rendo conto di avercela davvero fatta: a 16 anni (ormai 17), sono riuscita a staccarmi dalla mia famiglia a Roma per venire a vivere qui, nel bel mezzo del secondo stato più grande d'America, con una famiglia ospitante che neppure conoscevo prima di arrivare.
Ho sempre voluto conquistare la mia indipendenza prima di diventare maggiorenne, e finalmente ce l'ho fatta. Non è stato semplice, soprattutto i primi due mesi, quando la mia vita sociale era il mio peggior incubo: a scuola non riuscivo a rivolgere la parola quasi a nessuno, e non solo per la lingua, che onestamente era l'ultimo dei miei problemi, per quanto facessi fatica persino a rispondere ad un semplice "how are you?", il maggiore dei miei problemi era infatti la mia enorme timidezza, che mi impediva di avvicinare sconosciuti senza che loro avvicinassero me.
Ma ora tutto è cambiato, o perlomeno quasi tutto: la timidezza c'è sempre, non è certo qualcosa che si può estirpare dal proprio carattere da un giorno all'altro, ma devo ammettere che parlare con persone a caso dal nulla si rivela ogni giorno più semplice e mi sto rendendo conto solo ora che la mia personalità sta subendo cambiamenti radicali. Con questo non voglio dire che prima di venire qua non rivolgessi la parola a nessuno e fossi sempre chiusa nel mio guscio, quello che voglio dire è che trasferirsi dal nulla in un posto in cui si conosce assolutamente nessuno non sempre è così semplice, sopattutto quando si è abituati a frequentare le stesse persone dai tempi dell'asilo. Ma col tempo il carattere di ognuno di noi subisce cambiamenti, a volte minimi, a volte enormi, a seconda delle esperienze che viviamo. Per quel che mi riguarda penso che questa sia la prima grande "esperienza" della mia vita, per quanto abbia viaggiato in lungo e in largo tra Europa, Africa, Australia ed ora America, prima di trasferimi qui non avevo mai realizzato nulla rigardo me stessa, gli altri e il mondo, quindi credo che questo momento sia il migliore per iniziare a scrivere.